Il cimitero si presenta come un piccolo giardino a ridosso delle mura aureliane, nei pressi del cimitero acattolico, e occupa un’area rimasta libera dall’urbanizzazione contemporanea, anticamente compresa nei “prati del popolo romano”. Accoglie 426 sepolture e fu realizzato in seguito all’ingresso delle truppe alleate che liberarono Roma il 4 giugno del 1944.  All’entrata un’iscrizione in latino ed in inglese ricorda il periodo della guerra e commemora i soldati che hanno contribuito alla ritrovata libertà del popolo italiano. La manutenzione del cimitero è affidata alla Commonwealth War Graves Commission, fondata nel 1917 da Sir Fabian Ware con il nome di Imperial War Graves Commission, un organismo intergovernativo di sei stati membri indipendenti- United Kingdom, Canada, Australia, New Zealand, India and South Africa- che ha l’incarico di curare i luoghi di sepoltura dei militari del Commonwealth morti nelle due guerre mondiali. I caduti in Italia furono circa 50,000, di cui ben 42,000 nella Seconda.

I cimiteri presentano una grande uniformità. All’ingresso un registro in bronzo contiene un elenco delle sepolture, in quelli maggiori una targa ricorda le campagne militari. I cimiteri con più di 40 sepolture, come nel caso romano, ospitano la “Croce del sacrificio”, una scultura che riproduce una croce su un piedistallo ottagonale. Le tombe dei caduti sono semplici lapidi rettangolari con il lato superiore curvo, disposte su file parallele. Le distinzioni di nazionalità, grado e religione sono indicate solo sulle iscrizioni presenti su di esse. La floricoltura è parte integrante dell’architettura dei cimiteri. Nei pressi di ogni tomba vi sono fioriture, l’area restante è occupata da prato e non è utilizzata pavimentazione artificiale. Questa scelta è ispirata dalla volontà di comunicare al visitatore un’atmosfera familiare di pace e serenità.


(A. Contino)

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