Il complesso del Mattatoio e del Campo Boario venne realizzato su progetto dell’architetto Gioacchino Ersoch tra il 1888 e il 1891, periodo in cui la città di Roma fu oggetto di notevoli interventi per la sua trasformazione in Roma Capitale.
Il complesso ersochiano riprende esperienze coeve d’oltralpe, divenendo luogo simbolico dell’innovazione funzionale e tecnologica moderna: il ferro, con valore strutturale e decorativo, i pilastri e le colonne in ghisa, le vetrate, la flessibilità degli spazi e la distribuzione dei corpi di fabbrica dettati dal principio della funzionalità.

Il Mattatoio occupa un’area molto estesa, ai margini della città murata tra il fiume e la ferrovia, compresa tra il lungotevere Testaccio, via Benjamin Franklin, via Manuzio e viale del Campo Boario, sviluppandosi per oltre 105.000 mq di cui circa 43.000 coperti da edifici. L’architetto ideatore nella distribuzione degli spazi ha tenuto in considerazione le dinamiche interne, considerando le singole fasi di lavorazione facenti parte allo stesso tempo di un organismo controllato che “volge lo sguardo” alla produzione in serie industriale.

Mentre la “spina centrale” assolve alle funzioni primarie, il recinto perimetrale è destinato a quelle secondarie; da un punto di vista strutturale si distinguono gli edifici “di rappresentanza”, a due piani, con murature portanti in mattoni pieni, solai in ferro e laterizio e finemente decorati con fregi e cornici in stile neoclassico, gli edifici “padiglione” con murature perimetrali portanti in mattoni pieni, rifiniti in travertino e con coperture a capriate in ferro e laterizio e infine gli edifici a “tettoie aperte”, caratterizzati da strutture verticali in ghisa stampata e da coperture a tetto con capriate in ferro e laterizio.
Alcuni studiosi considerano l’intera struttura una sorta di cittadella all’interno della città reale, autonoma e al contempo dialogante con essa.
La monumentalità dell’ingresso principale del Mattatoio, caratterizzato da tre fornici al di sopra dei quali vi è rappresentata una tauromachia, invita a proseguire la visita all’interno del complesso.

 

(G. Belardi)

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