L’elegante edificio all’interno di questo cortile venne rinvenuto nel 1928 durante i lavori di costruzione dello stabile di proprietà dell’Istituto Case Popolari (Innocenzo Sabbatini, Testaccio IV, 1928-1930). Incluso nel progetto di edificazione del palazzo, il piccolo vano a pianta rettangolare (12,10 x 6,60 m) si conserva per tre lati, mancando quello orientale verso via Marmorata. E’costituito da murature in blocchetti di tufo con ammorsature in laterizio (opus reticulatum). All’interno, doppi pilastrini angolari e semicolonne in laterizio (due presso i lati brevi – conservate solo sul lato Nord – e quattro sul lato lungo) suddividono le pareti in riquadri di 1,63 m di larghezza. Tali partizioni, rivestite originariamente da una semplice decorazione pittorica imitante marmi policromi, furono successivamente ricoperte da un nuovo strato di intonaco con coloritura uniforme “ morellone ” (rosso-violaceo) e inserite entro una nuova e graziosa cornice in stucco.

Contemporaneamente le semicolonne vennero rivestite con intonaco imitante una decorazione a baccellature. In basso, lo zoccolo conserva tracce di un sedile che forse correva intorno all’aula. L’ingresso probabilmente si apriva sul lato perduto. La datazione proposta per la struttura è il I secolo d.C., mentre i rifacimenti successivi apparterrebbero al II secolo d.C. L’edificio, identificato come schola (sede per riunioni di un collegio o sodalizio), è stato connesso con il compitum (tempietto in onore dei Lari posto agli incroci delle strade) della Regio XIII al quale sono riferibili alcune iscrizioni rinvenute nelle immediate vicinanze; una di queste riporta proprio i nomi dei vicomagistri addetti al culto dei Lari praticato nei compita presenti in tutte le regioni della città.

(V. De Leonardis)

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